Il Fontanile Gallarati Scotti
Noto anche come Fontanile dei Tini,
il Fontanile Gallarati Scotti è uno degli elementi di maggiore interesse ed importanza del progetto.
Si può anzi dire che l'intero progetto si sia sviluppato attorno ad una idea iniziale che aveva preso avvio da questa importante presenza, che presenta importanti caratteristiche sia dal punto di vista naturalistico che storico testimoniale.
Nei nostri luoghi non si hanno testimonianze della presenza di altri manufatti di simile importanza o dimensione (la testa del fontanile, di forma vagamente rettangolare, misura 110 metri di lunghezza per 7,5 metri di larghezza media) e, soprattutto, è di estremo interesse l'aver raccolto una vastissima documentazione (sino al XV secolo) relativa alla presenza del fontanile ed al sistema di opere idrauliche ad esso collegate, a testimoniare l'importanza che la risorsa acqua rivestiva già in tempi passati.
Il fontanile Gallarati Scotti era infatti parte di un complesso sistema di canalizzazioni, captazioni ed altre opere che servivano attività agricole ed artigianali (manifatture e mulini) sino a convogliare le acque dal territorio del Comune di Lomagna a Villa Gallarati Scotti in Oreno, dove la roggia alimentava giochi d'acqua (la monumentale Fontana del Nettuno) ed un laghetto.
Gli assetti territoriali dell'alta pianura milanese e la perdita di importanza degli ambiti agricoli rispetto all'industria e alla crescente richiesta di aree residenziali hanno col tempo portato alla perdita di molti dei caratteri del paesaggio rurale locale, conservatosi invece nella bassa pianura milanese dove l'agricoltura riveste ancora oggi una importanza di livello primario.
Così i sistemi idrici sono stati col tempo abbandonati, non essendo più funzionali all'attività agricola in declino ed essendo venute a mancare le necessarie periodiche manutenzioni (pulizia dei canali, spurgo delle risorgive e delle teste di fontana...).
Il fontanile è stato quindi definitivamente abbandonato a partire dagli anni '60 del secolo scorso, ma la testa della risorgiva ha mantenuto una costante presenza d'acqua, unitamente alle caratteristiche morfologiche e vegetazionali che la caratterizzavano, nonostante la completa occlusione del canale di deflusso delle acque, di cui oggi è visibile solo una traccia.
Gli interventi
L'interesse per il fontanile è quindi andato via via crescendo, soprattutto grazie alla mole di materiale documentale raccolto, gentilmente messo a disposizione dalla Famiglia Gallarati Scotti.
I documenti storici, comprendenti un vasto repertorio di elaborati tecnici, grafici e cartografici, sono stati quasi completamente trascritti; le mappe ed i disegni sono stati scansionati e riprodotti in formato digitale ad alta definizione. Il tutto è ora utilizzato per ricostruire storia e vicende legate non solo al fontanile, ma a tutto il sistema idrico di cui esso era parte.
L'importante lavoro di ricerca, catalogazione e trascrizione porterà infine alla pubblicazione di un volume ricco di notizie, particolari e curiosità inaspettate.
Sono inoltre stati condotti studi biologici ed idrogeologici volti a qualificare la qualità delle acque e lo "stato di salute" del fontanile, permettendo di progettare un intervento di "manutenzione" tarato sulle reali possibilità di recupero di un ambiente particolare ed estremamente delicato, anche in ragione della presenza di una variegata fauna locale (avifauna, erpetofauna, entomofauna).
Collegato al ripristino della funzionalità del fontanile è previsto l'intervento di riqualificazione di una zona umida sita a valle della risorgiva.
Tale zona umida sarà alimentata tramite l'acqua proveniente dal fontanile Gallarati Scotti e sarà in diretto contatto con il Torrente Lavandaia.
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