Il gambero d'acqua dolce
Il gambero d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes italicus) è un piccolo crostaceo, appartenente alla famiglia degli Astacidi.
Sottospecie italiana della specie Austropotamobius pallipes, distribuita nell'Europa occidentale, dal Portogallo alla Svizzera e alla Dalmazia e dall'Inghilterra alla Francia fino alla Liguria, A. pallipes italicus colonizza, o meglio "colonizzava", tutte le regioni continentali e peninsulari d'Italia, dalla Calabria al Piemonte e alla Venezia Giulia. Nella seconda metà del XX secolo, infatti, le popolazioni di questo gambero in molti bacini si sono ridotte e altre sono addirittura scomparse per cause innumerevoli che vanno dalla diffusione della "peste del gambero" alla distruzione e modificazione dell'habitat naturale della specie.
Nel territorio del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone sono numerosi i corsi d'acqua che ospitano il gambero d'acqua dolce e anche in questi ambienti pare che le sue popolazioni abbiano subito una riduzione numerica. L'entità di questa diminuzione non è comunque nota in quanto non erano mai stati condotti, sino ad oggi, studi su tali popolazioni.
Per questo motivo, nell'anno 2000-2001 è stato condotto un censimento capillare della presenza dei gamberi nel Parco che ha permesso di determinarne la distribuzione e di definire le azioni di gestione più opportune per la loro conservazione.
Morfologia
Gambero dall'aspetto piuttosto robusto, Austropotamobius pallipes italicus raramente supera i 12 cm di lunghezza totale ed i 90 g di peso. La colorazione del corpo è bruno-verdastra sul dorso e sui fianchi. Ventre e arti sono invece biancastri, caratteristica, questa, che è valsa a questa specie il nome di "gambero dai piedi bianchi", con cui A. pallipes è comunemente noto in molti dei paesi europei compresi nel suo areale.
I maschi si distinguono dalle femmine per il fatto di avere le prime due appendici dell'addome (dette pleopodi) modificate in organi sessuali che, all'atto dell'accoppiamento, si uniscono a formare un unico organo copulatore. Nella femmina le appendici dell'addome sono invece tutte uguali. Generalmente inoltre i maschi sono più grandi delle femmine e, a parità di dimensioni corporee, hanno le chele più sviluppate e l'addome più stretto.
Ecologia ed alimentazione
L'habitat naturale del gambero di fiume è rappresentato da fiumi e torrenti con acqua corrente e limpida e fondali coperti da ciottoli o limo. In particolare esso è alquanto esigente riguardo al contenuto in ossigeno, che deve essere piuttosto elevato, e alla temperatura, che non deve superare i 23°C.
La sua dieta è praticamente onnivora, comprendendo insetti, lombrichi, molluschi, larve, piccoli pesci, animali morti, radici di piante acquatiche e anche detriti vegetali e animali di vario genere.
Animale solitario e territoriale, esso è particolarmente attivo di notte, quando va a caccia delle sue prede camminando sul fondo dei letti dei torrenti con le chele protese in avanti, mentre trascorre la maggior parte del giorno nascosto tra tronchi e ceppi sommersi, banchi di macrofite, lettiere di foglie e rami, anfratti rocciosi, o in tane da lui stesso scavate lungo le rive del corso d'acqua. Per questo motivo esso risulta essere una specie molto difficile da osservare e da studiare.
Da adulto, al di fuori dei periodi di muta, il gambero non conosce molti nemici naturali: solo ratti e arvicole acquatiche, che sono in grado di romperne il robusto carapace.
I gamberi giovani e gli adulti in muta sono invece preda di Salmonidi e anguille.
Riproduzione e ciclo vitale
La maturità sessuale di norma viene raggiunta al terzo o quarto anno di vita, quando le femmine hanno raggiunto mediamente una lunghezza del carapace pari a 20 mm. L'accoppiamento avviene nei mesi autunnali, probabilmente stimolato dall'abbassamento delle temperature, e le femmine ovigere si trovano da dicembre a giugno. I maschi "corteggiano" le femmine in modo piuttosto violento e possono giungere a mutilare o addirittura uccidere la femmina reticente al rovesciamento sul dorso per l'accoppiamento frontale. Durante l'accoppiamento il maschio depone sull'addome della femmina dei "sacchetti" gelatinosi contenenti gli spermatozoi (spermatofore) che serviranno a fecondare le uova e poi l'abbandona per dedicarsi alla ricerca di altre partner. Dopo 2-3 giorni la femmina depone le uova che, fecondate, aderiscono alle appendici addominali della madre, la quale le proteggerà per alcuni mesi; ciascuna femmina porta in media 200 uova, del diametro di circa 2 mm e dal colore bruno cupo. Durante questo periodo la femmina resta rintanata il più possibile, per evitare di esporre le uova ad eventuali predatori, continuando inoltre a ventilarle e pulirle da eventuali detriti.
Dopo circa 5-6 mesi, nascono delle larve in avanzato stadio di sviluppo che con le proprie zampe si mantengono attaccate al ventre materno fino al completo sviluppo, raggiunto in circa una settimana. Dopo aver abbandonato la madre, i giovani gamberi, già molto simili agli adulti nell'aspetto, danno inizio alla loro vita libera sul fondo dei corsi d'acqua, mantenendosi comunque, per i primi giorni, a pochi centimetri dalla madre, per poter correre al riparo del suo addome, in caso di pericolo.
Nel primo anno di vita il giovane gambero, continuando a crescere in dimensioni, compie 5-6 mute, spogliandosi del vecchio scheletro esterno (esoscheletro) e rivestendosi di uno nuovo, appena formato; raggiunta poi l'età adulta, esso compie al massimo una muta all'anno.
Principali fattori di minaccia per la specie
La sopravvivenza del gambero d'acqua dolce risulta minacciata da vari fattori quali:
- La diffusione di pericolose malattie fungine portate nel nostro paese con l'introduzione di gamberi esotici. È il caso per esempio della "peste dei gamberi", una malattia epidemica causata dal fungo Aphanomyces astaci , di origine americana, che fin dal suo ingresso in Europa più di 100 anni fa (nel 1860) attraverso probabilmente l'accidentale importazione di gamberi infetti, ha causato una vera e propria decimazione delle popolazioni dell'autoctono A. pallipes
- La competizione con crostacei decapodi esotici introdotti dall'uomo. In molte aree della Pianura Padana ed in particolare in Lombardia sono attualmente presenti almeno tre specie astacicole esotiche: Procambarus clarkii (Gambero Rosso delle paludi della Louisiana), Orconectes limosus (Gambero americano) e Astacus leptodactylus (Gambero turco)
- L'inquinamento di tipo organico. Esso produce alterazioni nelle comunità di invertebrati che vivono sul fondo dei corsi d'acqua e impoverisce l'acqua di ossigeno
- L'inquinamento da metalli e anticrittogamici. I gamberi d'acqua dolce risultano essere infatti particolarmente sensibili ad alcuni componenti di questi prodotti.
Il gambero d'acqua dolce nel Parco
Nel Parco sono numerosi i corsi d'acqua di origine sorgiva caratterizzati da dimensioni modeste e andamento torrentizio, con acque fresche e ricche di ossigeno, che li rendono vocati naturalmente ad ospitare popolazioni di gambero d'acqua dolce o anfibi, piuttosto che comunità di pesci particolarmente numerose.
Dai risultati del censimento effettuato dalla società GRAIA srl e dalle Guardie Ecologiche Volontarie, emerge la presenza, all'interno dei confini del Parco di un popolamento di gamberi d'acqua dolce ( Austropotamobius pallipes italicus ) piuttosto consistente. Nei tratti medio-alti dei torrenti Curone e Molgoretta, nel Torrente Lavandaia, sia a Sirtori sia a Lomagna, e in molti dei corsi d'acqua perenni loro affluenti, sono presenti popolazioni di gambero, rivelando una distribuzione di questa specie maggiormente concentrata nella parte centro-settentrionale del territorio del Parco. Le popolazioni più numerose sono presenti alle più alte quote, in tratti di corsi d'acqua perenni, di piccole dimensioni ma ricchi di rifugi, non colonizzati dalla trota fario e soprattutto non interessati dall'impatto antropico.
Da un'analisi svolta dall'Università di Pavia su alcuni soggetti morti prelevati nell'alto Curone, pare che anche il gambero del nostro Parco subisca in alcuni casi gli effetti mortali della "peste del gambero". Contro la diffusione della malattia, l'unico rimedio pare essere quello di evitare di camminare in acqua in occasione delle morie di gamberi e poi spostarsi in altri corsi d'acqua con gli stessi stivali, rischiando di trasmettere involontariamente la micosi.
La consistenza delle popolazioni di gambero diminuisce bruscamente nel Parco, o addirittura la specie scompare totalmente, laddove i corsi d'acqua sono interessati da interventi artificiali che modificano la struttura dell'alveo fluviale o che alterano la qualità delle acque (come accade nel tratto basso del Torrente Curone).
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